I
MONTI EREI
SULLE
COLLINE A NORD DI ENNA ( I MONTI EREI )
Circuito di 123 km - 1 giornata. Uscire da Enna in direzione
di Calascibetta.
Calascibetta
- Posta in incantevole posizione ad anfiteatro su una rocca concava,
ha probabilmente origini arabe. La Chiesa Madre, fondata nel XIV
sec., fu totalmente ricostruita neI '600 in seguito al terremoto.
Sotto la chiesa esiste un edificio antecedente, visibile sotto la
navata sinistra. All'interno, le tre navate sono divise da colonne
in pietra con basamento intagliato a figure mostruose. che sorreggono
arcate ogivali. Entrando a sinistra bel fonte battesimale cinquecentesco.
La torre normanna (XI sec.) è affiancata dalla chiesa diroccata
di S. Pietro, ornata da un bassorilievo in pietra. Dal piazzale
a sinistra, splendida vista con, sulla destra. Enna (si vedono il
castello e il Belvedere) e il lago di Pergusa in basso.
Uscendo dal paese in direzione di Villapriolo si possono vedere
le tombe scavate nella roccia della necropoli di Realmese (IV sec.
a.C.).
Calascibetta - Ritornare al bivio e imboccare a sinistra la SS 121
verso Leonforte. La strada, fin oltre Regalbuto, si snoda lungo
le colline dell'entroterra ennese offrendo begli scorci panoramici,
in particolare tra Nissoria e il bivio per Centuripe, sulla valle
del fiume Salso e il lago di Pozzillo.
Leonforte
- Il paese è arroccato in una conca in posizione stupenda. In lontananza
si distingue la monumentale sagoma di Palazzo Branciforte che ricorda
la fondazione della cittadina nel XVII sec, da parte di Nicola Placido
Branciforte. Il palazzo deI 1611 occupa tutta la lunghezza di un
lato della vasta piazza omonima. Nota è soprattutto la Granfonte
(1651) fatta costruire sempre dal Branciforte: è in pietra dorata
con 24 cannelle e una serie di arcatelle a tutto sesto coronate
da un fastigio con Io stemma della famiglia.
Uscire dal paese ripercorrendo la stessa strada e, al bivio,
voltare a sinistra in direzione di Assoro.
Assoro
- Il paese, abbarbicato a 850 m d'altitudine, ruota intorno alla
graziosa piazza Umberto I, pavimentata, con una fontana al centro
e con una suggestiva terrazza, belvedere. Oltrepassato il pittoresco
arco che collega il Palazzo Valguarnera e la Chiesa Madre, si giunge
ad un'altra piazzetta-belvedere, su cui affaccia la Chiesa Madre
o Basilica dl S. Leone. La chiesa, fondata nel 1186,
fu molto rimaneggiata alla fine del XIV sec. e ancora nel XVIII.
E' a tre navate con un portico sul lato sud. Il portico del lato
nord fu sostituito nel 1693 dalla cappella dell'Oratorio del Purgatorio
cui si accede da un elegante portale barocco ed il cui interno è
caratterizzato da una bella volta a costoloni. L'Interno della basilica
è particolarmente suggestivo per le dimensioni ridotte che si accompagnano
però a una profusione di stucchi barocchi dorati. Le colonne a tortiglione
furono infatti rivestite nel XVIII sec. da decori a racemi, mentre
sul frontone delle absidiole furono aggiunti, a destra, un Pellicano,
il mitico uccello che nutriva i suoi piccoli con le sue stesse carni
(rappresentazione del Cristo Eucaristico), e a sinistra l'Araba
Fenice, che appena morta risorgeva dalle sue ceneri, simbolo del
Cristo Risorto.
Molto belli anche il soffitto ligneo a capriate, con travi arabescate
e dipinte (1490) e le cancellate in ferro battuto che chiudono le
cappelle (XV sec.).
Proseguire lungo la strada che supera S. Giorgio e, all'altezza
di Nissoria, incrocia di nuovo la SS 121. Proseguire a destra in
direzione di Agira.
Agira
- Distesa sui fianchi del Monte Teja. a 650 m di altitudine, è dominata
dalla torre del castello, che sorge in cima al paese. L'edificio
è svevo e sembra abbia avuto un ruolo attivo nelle lotte tra Angioini
e Aragonesi prima e tra Aragonesi e Chiaramontani poi. Dalle sue
rovine si ha una bella vista sul lago di Pozzillo
La città ed il monastero - La storia di Agira, patria
dello storico Diodoro Siculo (90 - 20 a.C.) segue di pari passo
le vicende del monastero basiliano di S. Filippo, fondato dal monaco
di origine siriaca tra il V e il VI sec., e divenuto ben presto
un importante centro di cultura e religiosità. Il periodo di massimo
splendore viene raggiunto quando, sotto i Normanni, al monastero
giungono i monaci esuli di Gerusalemme, caduta nelle mani di Saladino.
Il monastero prospera, grazie anche alle ricchissime prebende che
percepisce dagli immensi possedimenti sparsi in tutt'Europa. Nel
1537 Carlo V concede ad Agira il titolo di città demaniale, con
prerogative speciali, tra cui quella di amministrare la giustizia
civile e penale. La decadenza della città inizia neI 1625 quando
il re Filippo IV di Spagna per rimpinguare le stremate finanze della
monarchia decide di vendere la città a dei mercanti genovesi: gli
agirini, per non rinunciare alla libertà si offrono di pagare I'ingentissima
somma richiesta.
Chiesa Madre (ex-monastero di S. Filippo) - E' il
più importante tra gli edifici religiosi della città. Nella forma
attuale risale alla fine del XVIII sec-inizi del XIX sec. (la facciata
fu interamente rifatta nel 1928). All'Interno decorato con stucchi
dorati, si possono ammirare un drammatico Crocifisso ligneo di Fra'
Umile da Petralia (all'altar maggiore), un coro ligneo con scene
della vita di S. Filippo, opera di Nicola Bagnasco (1818-1822) e
tre pannelli di un polittico del XV sec. con la Madonna in Maestà
tra Santi, oltre che alcune tele di Olivio Sozzi e Giuseppe Velasquez.
Regalbuto
- Giungendo da Agira, si è accolti dalla bella facciata barocca
della Chiesa di S. Maria La Croce (1744), in pietra
rosata, scandita da colonne e coronata da un elegante fastigio.
Da qui imboccando a sinistra la via lngrassia ci si trova alla propria
sinistra, il Collegio dei Gesuiti e poco più avanti Palazzo
Compagnini in stile liberty. Si giunge quindi nell'ampia
piazza principale del paese, dominata dalla Chiesa Madre
(1760) dedicata a S. Basilio la cui monumentale facciata barocca
ha un andamento mistilineo ed è cadenzata da pilastri.
Dalla statale 121 una stretta strada a tornanti si inerpica
fino a Centuripe.
Centuripe
- Il paesino, oggi tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione,
è stato, nel lontano passato, un punto strategico sulla via di comunicazione
tra la piana di Catania e le montagne dell'interno. Ciò spiega perchè,
in particolare in epoca romana, Centuripe godette di una notevole
prosperità economica (Cicerone stesso la definisce nel 70 a.C. una
delle città più fiorenti della Sicilia). Ed è proprio la Centuripe
romana ad aver lasciato la parte più cospicua di resti monumentali:
il Tempio degli Augustali (I-II sec. d.C.). edificio
a pianta rettangolare, che si affacciava su una via colonnata. rispetto
alla quale era sopraelevato (attiguo alla nuova sede del Museo Archeologico),
e due tombe monumentali a torre, sempre di età romana, una conosciuta
come "la Dogana" (di essa è visibile solo il piano superiore) e
l'altra come "castello di Corradino". All'estremità nord-occidentale
del paese, in contrada Bagni, per una strada pavimentata in pietra
si giunge ai resti di quello che doveva essere uno scenografico
Ninfeo con giochi d'acqua, sospeso sul vallone del torrente, per
deliziare chi giungeva da fuori. Della struttura è visibile una
parete in mattoni con cinque nicchie, resti di una vasca per la
raccolta delle acque e parti dell'acquedotto. Infine i cospicui
reperti che vanno dall'VIII sec. a.C. al Medioevo e che verranno
in un prossimo futuro esposti nel moderno edificio del Museo
Archeologico, sono per ora "immagazzinati" in alcuni locali
del Municipio, dove parte di essi è visibile. Si ammirino in particolare
le statue provenienti dal tempio degli Augustali, tutte riferibili
a imperatori e loro familiari, una bella testa dell'imperatore Adriano
appartenuta, per le proporzioni, a una statua di almeno 4 m, due
splendide urne funerarie*, della famiglia degli Scribonii (senz'altro
importate da Roma), terrecotte di produzione locale (III-I sec.
a.C.) ed un notevole gruppo di maschere teatrali.
Da Centuripe proseguire a sud verso Catenanuova per prendere
l'autostrada e rientrare ad Enna.
NATURA,
ARCHEOLOGIA E ZOLFARE
Circuito di 127 km - 1 giornata. Uscire da Enna in direzione
di Pergusa.
Lago
di Pergusa - Si stende ai piedi di Enna. Le sue rive, oggi
purtroppo contornate da un circuito automobilistico, furono teatro
di un episodio mitico: il rapimento di Persefone da
parte di Ade. Si narra che la figlia di Demetra e
Zeus stesse giocando con le Oceanine, quando, visto un narciso particolarmente
bello, si accinse a coglierlo. In quel momento la terra si spalancò
e dalla voragine emerse Ade, maestoso con i suoi cavalli immortali.
Il dio la costrinse a salire sul carro dorato e scomparve nei pressi
di Siracusa, presso la fonte Ciane (si veda alla voce SIRACUSA),
portandola con sè negli Inferi. La madre udì il grido straziante
della fanciulla, e senza pace, si mise alla sua ricerca. Dopo lunghe
peregrinazioni riuscì a sapere ove era stata portata ed ottenne
di rivederla. Ade prima di permettere alla sposa di rivedere Demetra,
le fece mangiare un chicco di melograno, legandola così per sempre
a sè.
Al bivio seguire a sinistra le indicazioni per Valguarnera.
Parco
minerario Floristella-Grottacalda - Segnaletica lungo la strada.
Ha un'estensione di 400 ha. di cui 200 privati (parco minerario
di Grottacalda, in cui sorge anche un'azienda agrituristica) e 200
pubblici (Floristella). Fino al 1984 la miniera di zolfo di Floristella
era in funzione. L'interesse del parco, forse poco significativo
ad un primo approccio, consiste proprio nel fatto che documenta
un'attività che ha segnato la vita ed il destino di intere zone
siciliane, soprattutto nella provincia di Enna e Caltanissetta.
Seguendo la strada sterrata si giunge allo spiazzo dove sorge la
palazzina Pennisi, fatta erigere dai baroni di Floristella, antichi
proprietari della miniera, quando se ne iniziò lo sfruttamento intorno
al 1750. Alle spalle della palazzina si ha una visione completa
del "sito archeologico-industriale". A partire da sinistra si vedono
il pozzo di estrazione n° 1 (in muratura) e il pozzo di riflusso
per l'aereazione (in metallo). utilizzati fino aI 1972. Le collinette
bianche che si notano sono i cosiddetti "calcheroni", fossati cilindrici
rivestiti con materiale inerte (la camicia) nei quali, per autocombustione,
si effettuava la separazione dello zolfo dalla "ganga", cioè l'insieme
delle impurità. A partire dal 1860 i calcheroni furono sostituiti
dai forni Gill, a cupola, collegati da canaline a gruppi di due,
tre o quattro. Questo sistema permetteva di sfruttare il calore
dei fumi di anidride solforosa derivati dalla combustione in un
forno per scaldare il materiale di zolfo del forno successivo. Di
fronte ai calcheroni si notano una sorta di gallerie con arcate
e feritoie, da cui lo zolfo fuso colava fino al punto di prelievo
detto "morte". Qui veniva raccolto in recipienti di legno a forma
tronco-trapezoidale, nei quali solidificava prendendo l'aspetto
di pani di 50-60 kg, le "balate". All'estrema destra si notano le
sezioni della miniera più antiche, dove si possono ancora vedere
le "discenderie", accessi alla miniera a gradini utilizzati dai
minatori e dai "carusi", i ragazzi che trasportavano alla superficie
il materiale estratto nelle gerle.
Valguarnera
- Il paesino, legato fino ad alcuni decenni orsono all'economia
delle zolfare, possiede una Chiesa Madre del XVII sec., dalla massiccia
facciata barocca in pietra calcarea, ad andamento convesso. Ritornare
indietro in direzione di Piazza Armerina. La strada taglia una bellissima
vallata a collinette dolcemente digradanti, coperte in primavera
da un vello verde smeraldo.
Barrafranca
- L'antica Convicino (il nome attuale risale al XVI sec.) è un nido
di case color ocra, adagiate sui dolci pendii di una collina. Si
entra per via Vittorio Emanuele, fiancheggiata da bei palazzi signorili
tra cui Palazzo Satariano e Palazzo Mattina. La Chiesa Madre
(XVIII sec.) ha una facciata con mattoni a vista e un campanile
coronato da una cupoletta rivestita di ceramiche policrome. In Piazza
Messina si trova il Monastero delle Benedettine ormai
semidistrutto seguito dal vasto e interessante edificio settecentesco
dei Putieddi (botteghe) e dalla Chiesa di Maria SS. della
Stella dall'aereo campanile che culmina con una cuspide
maiolicata. Ritornando alla via principale del paese, corso Garibaldi,
si giunge in piazza dell'Itria dove si trova l'omonima chiesa (XVI
sec.) con facciata a campanile in mattoni.
Da qui è possibile continuare in direzione di Pietraperzia o
effettuare una deviazione (13 km) in direzione di Mazzarino.
Mazzarino
- Borgo medievale, sviluppatosi soprattutto grazie alla famiglia
dei Brancifor, Mazzarino riunisce i monumenti principali lungo il
centrale corso Vittorio Emanuele. Si evidenziano la Chiesa Madre,
l'attiguo palazzo Branciforti (XVII sec.) e la coeva Chiesa del
Carmelo. Fuori dal paese, isolato su un'altura, si ergono le rovine
del castello caratterizzate da un imponente torrione circolare.
Costruito nel luogo in cui probabilmente sorgeva una fortezza in
epoca romano-bizantina, l'edificio venne rafforzato ed ampliato
sotto i Normanni e nel corso del XIV sec., per divenire residenza
signorile verso la fine del '400.
Riprendere la SS 191 in direzione di Barrafranca e proseguire
per Pietraperzia.
Pietraperzia
- Anche qui il colore dominante della pietra è l'ocra. Dai ruderi
del castello, di epoca normanna, si domina la vallata del Salso.
Entrando in paese si trova, in piazza Matteotti, la cinquecentesca
Chiesa del Rosario con, di fronte, il bel palazzo Tortorici in stile
neo-gotico. La Chiesa Madre (XIX sec.) presenta una
facciata squadrata coronata da un tozzo fastigio. Al suo interno
è degna di nota la tela con la bella Madonna col Bambino di Filippo
Paladini, che si trova all'altar maggiore. Interessante anche il
Palazzo del Governatore (XVI sec.) con un bel balcone
angolare arricchito da mensole con figure antropomorfe.
STORIA
Le
origini di Enna risalgono alla preistoria. La sua posizione elevata
naturalmente protetta l'hanno resa un luogo particolarmente ambito.
Probabilmente abitata dai Sicani, che ne fanno un punto di difesa
strategico contro l'avanzata dei Siculi, diviene città greca e,
poi romana e nel 135 a.C. è teatro dell'inizio della guerra servile
capeggiata, dallo schiavo siriano Euno, estesasi poi a tutta l'isola
e durata ben sette anni. Riconquistata dai Romani cade, nel VI sec.,
sotto il do- minio bizantino (come tutto il resto della Sicilia)
e diviene luogo strategico per la difesa contro l'assedio arabo.
Capitola solo nel IX sec. Il nome Henna, probabilmente di origine
greca (en-naien, vivere dentro) viene ripreso dai Romani che vi
antepongono il termine fortezza. Castrum Hennae, e poi dagli Arabi
che lo trasformano in Kasrlànna (o Qasr Yànnah o Qasr Yani), volgarizzato
infine come Castrogiovanni. Subentrano poi i Normanni, che la rendono
centro politico e culturale del loro regno, gli Svevi, gli Angioini
e gli Aragonesi. Federico II assume qui il titolo di re di Trinacria
(1314) e vi raduna il parlamento (1324). La città segue poi le vicende
del resto dell'isola ribellandosi ai Borbone e sostenendo Garibaldi.
Nel 1927 riassume il nome antico, Enna.
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Enna
Agira
Aidone
Assoro
Barrafranca
Calascibetta
Catenanuova
Centuripe
Cerami
Gagliano Castelferrato
Leonforte
Nicosia
Nissoria
Piazza Armerina
Pietraperzia
Regalbuto
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Troina
Valguarnera Caropepe
Villarosa
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